L’influenza è una malattia virale troppo spesso sottovalutata. L’arma migliore con cui combatterla è la prevenzione, con la vaccinazione di quelle che sono le categorie a maggior rischio. Prebiotici e probiotici possono contribuire ad aumentare l’efficacia dei vaccini, come dimostra una recente meta-analisi.
L’influenza è una infezione virale acuta causata da dei virus a RNA. I sintomi di solito sono lievi, ma in alcuni soggetti possono esserci complicazioni gravi: polmoniti, miocarditi ed encefaliti le più frequenti. I rischi sono importanti per popolazioni particolari come bambini, anziani, donne incinte e soggetti con patologie respiratorie e cardiovascolari. Si ritiene che ogni anno, nel mondo, l’epidemia stagionale di influenza possa causare da tre a cinque milioni di casi gravi, con un numero di morti che può arrivare al mezzo milione.
Influenza e vaccini
I virus influenzali appartengono alla famiglia Orthomyxoviridae. Tre sono i generi noti, Influenzavirus A, Influenzavirus B e Influenzavirus C: i virus del tipo A sono i più pericolosi, sono i responsabili di gravi epidemie mondiali epossono infettare sia umani che animali. I vari ceppi del virus sono caratterizzati da diverse combinazioni di 2 glicoproteine di superficie, l’emoagglutinina (indicata dalla lettera H) che permette al virus di aderire alla membrana delle cellule dell’ospite, e la neuraminidasi (indicata dalla lettera N) che ne rende possibile la diffusione dopo la replicazione. Esistono 18 sottotipi di emoagglutinina (da H1 a H18) e 11 sottotipi di neuraminidasi (da N1 a N11). Tra i ceppi più importanti l’H1N1, quello responsabile della spagnola, e l’H3N2, responsabile dell’epidemia del 1967-68. I virus del tipo B sono quasi esclusivamente umani, evolvono molto meno rapidamente di quelli di tipo A, e hanno maggior diffusione tra bambini e adolescenti. I virus di tipo C sono i più rari e hanno prevalentemente diffusione locale.
La prevenzione è fondamentale e un ruolo importante nell’arginare la diffusione dell’influenza lo giocano i vaccini. L’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia la vaccinazione a gruppi particolarmente a rischio: anziani, bambini, operatori sanitari, soggetti con patologie respiratorie, cardiovascolari e metaboliche, soggetti immunodepressi. A causa della rapida evoluzione dei virus, ogni anno vengono formulati e prodotti nuovi vaccini, contro quei ceppi che si ritiene saranno più diffusi durante la stagione influenzale.
Il vaccino antinfluenzale è in genere trivalente: fornisce copertura verso i sierotipi H1N1, H3N2 per il virus A e verso un singolo sierotipo per il virus B. I vaccini possono essere formulati con virus completo inattivato, con antigeni purificati o con virus frammentati. I vaccini somministrati per inalazione possono essere prodotti con virus vivi attenuati.
Si tratta di vaccini sicuri, con effetti collaterali lievi, il cui uso nella popolazione generale non ha evidenziato conseguenze di rilievo rispetto ai problemi e alle complicanze imputabili alla patologia. [1, 2, 3]
I vaccini antinfluenzali non garantiscono una protezione completa. Ogni anno si deve prevedere, con circa nove mesi di anticipo, quali saranno i ceppi circolanti durante la stagione influenzale: qualche volta le previsioni possono essere errate e i ceppi prevalenti non sono inclusi. Inoltre la diffusione di questo tipo di vaccini non è tale da dare una immunità di gregge a livello della popolazione. Infine, cosa che ci interessa direttamente, la risposta alla vaccinazione non è sempre totale: tra bambini, adolescenti e giovani adulti la protezione è rilevante, fino al 90%, ma tra i soggetti sopra i 65 anni può calare sino al 30-40%. Cosa si può fare per migliorare la risposta al vaccino tra gli adulti?
Probiotici e prebiotici per aumentare l’efficacia dei vaccini
L’invecchiamento è accompagnato da un declino della risposta immunitaria, sia nei confronti delle infezioni sia delle immunizzazioni. L’immunosenescenza può anche limitare l’efficacia dei vaccini e a questo si è cercato di ovviare utilizzando metodi diversi. Una delle possibili strade è l’utilizzo di probiotici e prebiotici, in grado di influenzare in maniera positiva la risposta del sistema immunitario.
I probiotici sono quei “microorganismi vivi che somministrati in quantità adeguata apportano benefici alla salute dell’ospite”: Lattobacilli e Bifidobatteri si sono mostrati in grado di migliorare la risposta immunitaria negli anziani e anche di ridurre la durata delle infezioni in bambini e adulti. I prebiotici sono invece quelle sostanze che possono essere utilizzate dal microbiota intestinale — l’insieme dei batteri che vivono nel nostro intestino — favorendone la crescita e modulando la risposta immunitaria intestinale: si tratta di oligosaccaridi di vario tipo, in pratica parte della fibra alimentare che troviamo in frutta e verdura.
Molti studi hanno mostrato un effetto protettivo di probiotici e prebiotici nei confronti dell’infezione da virus dell’influenza: proprio per questo diversi test clinici randomizzati ne hanno esplorato l’efficacia come adiuvanti naturali del vaccino antinfluenzale, un metodo sicuro ed economico di aumentare l’efficacia del vaccino.
Recentemente è stata pubblicata una meta-analisi (uno studio che raccoglie e integra i risultati di più lavori) che ha valutato i dati provenienti da diversi studi randomizzati per valutare l’effetto di probiotici e prebiotici sulla risposta immunitaria al vaccino dell’influenza.
Gli autori hanno individuato 19 studi, con oltre 2000 partecipanti: 13 studi hanno indagato il ruolo dei probiotici, 6 dei prebiotici e uno soltanto di una combinazione dei due. I probiotici più utilizzati sono risultati Bifidobacterium e Lactobacillus casei o paracasei, mentre tra i prebiotici i preferiti sono risultati frutto- e oligosaccaridi. Quasi tutti gli studi hanno utilizzato vaccino trivalente inattivato. Una buona metà ha coinvolto soggetti sani di età diversa, mentre l’altra metà ha interessato soggetti ospedalizzati o anziani in strutture di assistenza. La maggior parte degli studi è stata condotta negli USA, in Giappone e in Europa (Italia compresa).
Valutare la concentrazione di anticorpi specifici prima e dopo la vaccinazione, teoricamente il modo migliore di valutare l’efficacia del vaccino, è tecnicamente complesso, per cui gli autori hanno preferito prendere in considerazione sieroconversione e sieroprotezione. La sieroconversione, nel contesto dello studio, è stata definita come un aumento di almeno quattro volte degli anticorpi contro l’influenza (in realtà la definizione standard è il passaggio dall’assenza completa alla presenza di anticorpi nel plasma). La sieroprotezione fa invece riferimento a un livello di anticorpi superiore a 40 nel test di inibizione dell’emoagglutinazione, livello che si considera necessario per proteggere dall’infezione virale.
L’effetto di pre/probiotici ha aumentato la sieroprotezione nei confronti dei virus di tipo A H1N1 e H3N2, con un effetto più debole, statisticamente non significativo, per la sieroconversione. La situazione opposta si è avuta per i virus di tipo B, con valori apprezzabili per la sieroconversione, più ridotti per la sieroprotezione. Tutti i risultati paiono comunque indicare un effetto positivo, anche se risulta difficile quantificarlo con precisione: l’integrazione con pre/probiotici non può certo garantire che il vaccino funzioni sempre, ma può comunque aumentarne l’efficacia nel determinare sieroconversione — la comparsa di anticorpi antinfluenzali nel plasma — di almeno il 15-20%.
Un periodo prolungato di integrazione ha un impatto maggiore sulla risposta al vaccino: non ci sono però dati che permettano di indicare specifici protocolli per la somministrazione dei pre/probiotici. Non si sono registrate differenze apprezzabili nella risposta legate all’età, anche se la maggior parte degli studi ha riguardato soggetti sopra i 70 anni, per i quali l’integrazione potrebbe essere consigliabile. [4, 5, 6, 7, 8, 9, 10]
Probiotici, prebiotici e vaccini: che fare?
I probiotici sono in grado di stimolare la risposta del sistema immunitario contro l’influenza. I bifidobatteri stimolano l’attività dei fagociti, che eliminano direttamente i virus, e dei linfociti NK, che eliminano le cellule infettate dai virus, mentre i lattobacilli stimolano la produzione di anticorpi salivari, in grado di impedire l’ingresso dei virus nelle vie aeree. Inoltre i probiotici possono produrre sostanze in grado di agire direttamente a livello del sistema immunitario. I prebiotici favoriscono lo sviluppo della flora batterica intestinale, stimolano l’attività dei linfociti NK e la produzione di interferone γ, una citochina dall’azione antivirale.
L’integrazione di pre/probiotici nelle quattro settimane precedenti e in quelle successive alla somministrazione del vaccino antinfluenzale può aumentare fino al 20% la risposta immunitaria al vaccino e potrebbe contribuire a ridurre gravità e lunghezza della patologia.
Chi fa parte di categorie a rischio, quelle per le quali la vaccinazione antinfluenzale è consigliata, potrebbe prendere in considerazione l’utilizzo di integratori specifici o, molto più semplicemente, potrebbe mantenere un buon consumo di prodotti fermentati come yogurt e kefir — ricchi di probiotici — e di frutta e verdura — altrettanto ricche di prebiotici: abbondanti quantità di fibre le trovate in frumento, avena, soia, cicoria, carciofi, cipolla, asparagi.
Un buon consumo di questi alimenti è sempre consigliato, e può diventare davvero importante nel caso dobbiate vaccinarvi contro l’influenza.