Le patologie cardiovascolari sono la prima causa di morte, in Italia e nel mondo. Una pressione del sangue elevata è tra i principali fattori di rischio per queste malattie, un fattore su cui è possibile intervenire efficacemente con alcune modifiche al proprio stile di vita, in particolar modo facendo attenzione al consumo di sale e facendo esercizio fisico, come mostrano in maniera evidente alcune recenti meta-analisi.
La pressione del sangue, pressione arteriosa sistemica per i più precisi, non è altro che la pressione che il sangue circolante esercita sulla parete delle arterie, i vasi sanguigni che portano il sangue dal cuore ai tessuti. La pressione viene misurata di solito nelle arterie del braccio, prendendo in considerazione due valori:
- pressione sistolica — definita anche pressione massima — misurata in corrispondenza della contrazione del cuore;
- pressione diastolica — definita anche pressione minima — misurata quando il cuore si rilassa, tra battiti consecutivi.
I valori della pressione sono indicati in mmHg (millimetri di colonna di mercurio) e attualmente si ritiene che per un soggetto sano, a riposo, questi valori devono essere compresi tra 120 mmHg — pressione sistolica — e 80 mmHg —pressione diastolica.
Le principali associazioni mediche europee hanno proposto una classificazione dei valori di pressione arteriosa per soggetti adulti, ampiamente utilizzata per la gestione del rischio. [1]
Categoria | pressione sistolica, in mmHg | pressione diastolica, in mmHg |
---|---|---|
Ottimale | ||
Normale | ||
Elevata | ||
Ipertensione di I° grado | ||
Ipertensione di II° grado | ||
Ipertensione di III° grado |
I valori della pressione oscillano durante la giornata con un ritmo circadiano e sono influenzati da un gran numero di fattori diversi, età, sesso, caratteristiche fisiologiche del cuore e dei vasi e, non ultimi, certi aspetti dello stile di vita. I dati di un gran numero di studi, epidemiologici e di intervento, concordano nell’indicare valori elevati di pressione sanguigna come uno dei principali fattori di rischio per patologie cardiovascolari.
Accanto all’utilizzo di farmaci mirati è importante quindi stabilire quanto interventi sullo stile di vita di soggetti ipertesi possano contribuire a diminuire valori elevati, con conseguente riduzione del rischio. Due aspetti su cui si è concentrata la ricerca sono esercizio fisico e consumo di sale, fattori ritenuti molto importanti nel modulare i valori pressori. Alcune recenti meta-analisi cercano di valutare l’effettivo contributo che una riduzione del consumo di sale e un aumento dell’attività fisica possono dare nella riduzione del rischio legato all’ipertensione.
Pressione alta e sale
La concentrazione di sodio — uno dei componenti del comune sale da cucina, NaCl o cloruro di sodio — a livello ematico è uno dei fattori in grado di regolare la pressione sanguigna e viene misurata dalle cellule della macula densa del rene. Quandola concentrazione di sodio è elevata viene attivato un sistema di controllo che coinvolge tre importanti ormoni, renina, angiotensina e aldosterone: il risultato finale è un aumento della pressione sanguigna. [2, 3, 4]
Vista la natura di questo meccanismo viene spontaneo pensare che una diminuzione del consumo di sodio, con conseguente riduzione della concentrazione ematica, possa portare ad una riduzione della pressione sanguigna. Un gran numero di studi, sia osservazionali che di intervento, su soggetti ipertesi e su soggetti normotesi, hanno esaminato gli effetti dell’assunzione di sodio sulla pressione sanguigna, con risultati — come spesso accade — eterogenei.
Una recente meta-analisi cerca di valutare meglio questa supposta relazione, con l’intento di stabilire anche un rapporto dose-effetto. Una meta-analisi non è altro che una analisi, operata con sofisticati strumenti statistici, di un gran numero di studi scientifici selezionati secondo rigorosi criteri: si tratta delle evidenze più importanti che possiamo trovare in letteratura scientifica, quelle su cui si basano linee guida e position statement di organismi governativi e associazioni professionali.
In questa analisi sono stati presi in considerazione 133 studi d’intervento, per un totale di 11.555 soggetti, per la maggior parte adulti di razza bianca, sia normotesi che ipertesi, sottoposti ad una riduzione più o meno rilevante del consumo quotidiano di sodio, riduzione comunque sempre superiore a 950 milligrammi/die.
I risultati del lavoro, depurati della potenziale presenza di fattori confondenti, mostrano che una riduzione del consumo di sodio di circa 2300 mg/die (2, 3 grammi al giorno) porta, in soggetti ipertesi, ad una riduzione di circa 7,7 mmHg per la pressione sistolica e 3,0 mmHg per la pressione diastolica. I cambiamenti nei soggetti normotesi sono invece molto bassi, appena 1,4 mmHg per la pressione sistolica e del tutto irrilevanti per la pressione diastolica.
Il lavoro indica chiaramente che la riduzione del consumo di sodio può contribuire a ridurre la pressione sanguigna in soggetti ipertesi, mentre i benefici su soggetti normotesi sono limitati o trascurabili. Certo, una riduzione dei valori della pressione massima di 7-8 mmHg può apparire modesta, quasi insignificante, tuttavia una variazione così piccola comporta comunque una riduzione del 18% del rischio di patologie cardiovascolari, un valore paragonabile a quello ottenuto con interventi farmacologici e quindi assolutamente da non trascurare, perlomeno in soggetti che presenti valori della pressione sistolica superiori a 130-140 mmHg. [5]
Pressione alta e attività fisica
Anche l’esercizio fisico può contribuire a ridurre valori di pressione sanguigna troppo elevati. L’effetto è particolarmente rilevante in soggetti con valori di pressione sistolica superiori a 140 mmHg e risulta comparabile a quello dei più comuni farmaci antipertensivi.
Queste le conclusioni di una meta-analisi che ha preso in considerazione i risultati di 391 studi di intervento, per un totale di circa 40.000 soggetti, al fine di paragonare gli effetti di interventi basati sull’attività fisica e quelli di interventi basati su farmaci.
La maggior efficacia si ottiene con una combinazione di esercizi tipo aerobico e di forza e può portare ad una riduzione della pressione diastolica di 4-10 mmHg.
Non è stato possibile stabilire un rapporto dose-effetto tra durata e intensità del lavoro fisico e riduzione della pressione e gli autori sottolineano che la maggior parte degli studi che prevedevano attività fisica comprendevano soggetti normotesi o con pressione leggermente elevate, quindi, prima di generalizzare i risultati del lavoro all’intera popolazione di ipertesi, sarebbero necessari studi maggiormente mirati e approfonditi.
Appare comunque evidente che, almeno per una buona percentuale della popolazione, ogni tipo di esercizio fisico può contribuire a ridurre la pressione sistolica; rimane da stabilere l’intensità ottimale e quale tipo di esercizio sia più efficae in questo senso. [6]
Pressione alta: semplici accorgimenti per ridurre il rischio
L’ipertensione è un fattore di rischio importante per le patologie cardiovascolari. Ridurre il consumo di sale e praticare regolarmente attività fisica possono contribuire a ridurre i valori della pressione sanguigna e quindi del rischio.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda un consumo di sale pari a circa 5 grammi al giorno — il sale contenuto in un cucchiaino da tè — corrispondente a circa 2 grammi di sodio. Le stime di consumo per la popolazione italiana indicano consumi decisamente superiori. [7, 8]
È importante considerare che soltanto un terzo del sale consumato ogni giorno è quello aggiunto direttamente alle pietanze; i restanti due terzi sono invece già presenti negli alimenti, dal pane, ai formaggi, ai salumi. Per una riduzione dell’apporto di sale non basta quindi ridurre quello aggiunto direttamente, ma è importante valutare attentamente la quantità consumata mangiando cibi che lo contengono in abbondanza.
Nel 1997 è stata proposta la dieta DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension), un regime alimentare che si è dimostrato molto efficace oltre che per ridurre il rischio legato all’ipertensione anche nel migliorare anche altri fattori di rischio—glicemia, colesterolo totale, HDL e LDL — legati a patologie cardiovascolari.
La dieta DASH:
- promuove il consumo di verdura e frutta fresche;
- consiglia di ridurre il consumo di sodio al di sotto dei 1500 mg7die, pari a 4 grammi circa di sale da cucina;
- consiglia il consumo di cereali integrali e legumi;
- consiglia il consumo di olio extravergine di oliva, frutta oleosa secca e semi;
- consiglia di aumentare il consumo di proteine di origine vegetale;
- le proteine di origine animale dovrebbero provenire da carne magra, pesce e latticini;
- i cibi consumati dovrebbero contenere quantità adeguate di calcio, potassio e magnesio;
- il consumo di formaggi, salumi e carni conservate e di tutti i prodotti contenenti elevate quantità di sodio, in particolar modo prodotti industriali, che sovente ne sono ricchi, dovrebbe essere molto limitato.
Un pattern alimentare che non si discosta poi tanto da una vera dieta mediterranea, variata, equilibrata e mirata alle effettive esigenze del soggetto. [9, 10, 11]
Accanto alla dieta sarebbe importante anche un’adeguata attività fisica. Le linee guida più recenti consigliano almeno 150 minuti (2 ore e mezzo) a settimana per attività di intensità moderata o 90 minuti (un’ora e mezzo) per attività intense. I massimi benefici si ottengono tuttavia con almeno 300 minuti di attività moderata o 150 minuti di attività più vigorosa. Un misto di lavoro aerobico e lavoro di forza probabilmente permette di avere i risultati migliori. [12]
Uno stile di vita un poco più attento può aiutarci a ridurre il rischio di ipertensione. Si tratta di modifiche semplici che possono contribuire in misura rilevante al nostro benessere, presente e futuro: vale la pena di lavorarci su, se davvero teniamo alla nostra salute.