Molte persone soffrono di fastidiosi sintomi gastrointestinali: gonfiore, senso di distensione, dolore diffuso, aria, diarrea che si alterna a stitichezza. Spesso si parla di Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS da Irritable Bowel Sindrome) o di Disordini Funzionali Gastrointestinali (FGID), affezioni idiopatiche, senza una causa accertata, per le quali non esistono protocolli e linee guida terapeutiche. Un possibile approccio alla riduzione è quello suggerito dalla dieta FODMAP.
La dieta FODMAP è stata proposta da Peter Gibson e Susan Sheperd della Monash University di Melbourne e negli ultimi anni è stata oggetto di numerosi studi che sembrano confermare una buona efficacia nel ridurre i sintomi legati a IBS e FGID. [1]
La base fisiologica per la genesi di molti dei fastidi indicati è la distensione del lume intestinale che non solo determina gonfiore e distensione dell’addome ma può anche causare variazioni del transito. In genere i problemi sono massimi nella parte terminale dell’intestino tenue e nella porzione ascendente del crasso. La distensione può essere causata da solidi, in particolar modo dalla massa di fibre ingerite, liquidi, la cui quantità è legata a fenomeni osmotici e di assorbimento, e gas, prodotto soprattutto dai batteri intestinali attraverso processi fermentativi. Sostanze che possono causare questi fenomeni sono quelle scarsamente assorbite nel tenue, di piccole dimensioni e quindi osmoticamente attive e facilmente fermentabili dai batteri intestinali.
Cosa sono i FODMAP
Il termine FODMAP è un acronimo che sta per Fermentable Oligo-, Di- and Mono- saccharides And Polyols, cioè mono- di- oligo- saccaridi e polioli fermentabili. Si tratta di un gruppo di carboidrati che comprende fruttosio, lattosio, fruttani, galattani e polioli come lo xylitolo, il sorbitolo e il mannitolo. Si tratta di sostanze che hanno tre caratteristiche in comune:
- sono scarsamente assorbite nell’intestino tenue;
- sono molecole piccole, quindi osmoticamente attive, in grado di richiamare acqua nel lume intestinale;
- sono rapidamente fermentate dai batteri intestinali, con produzione di gas.
Numerosi studi hanno confermato queste proprietà per queste sostanze e nel caso dei polioli, utilizzati come dolcificanti ipocalorici in molti cibi, hanno portato ad indicare in etichetta il rischio di effetti lassativi connessi ad un consumo elevato. [2, 3]
Il fruttosio è presente nel cibo sia libero sia legato al glucosio a formare saccarosio, il comune zucchero da cucina. L’assorbimento è infatti migliore quando è presente il glucosio e varia in maniera rilevante da soggetto a soggetto. È abbondante nel miele, in molti frutti e come sciroppo è ampiamente utilizzato nella produzione di cibo industriale (bibite, dolci, prodotti da forno etc).
I fruttani sono piccoli polimeri di fruttosio presenti come forme di deposito nei cereali, in frutti (banana) e in molti vegetali: cipolla, aglio, carciofi. Il nostro intestino non ha gli enzimi per la digestione di questi composti che quindi sono substrato per processi di fermentazione da parte dei batteri di ileo e colon.
Il lattosio è il disaccaride presente nel latte di tutti i mammiferi. La sua digestione dipende da un enzima che viene perduto durante la crescita. Solo una percentuale di adulti, molto diversa a seconda della zona geografica, mantiene l’enzima e quindi la capacità di digerire questo zucchero nell’età adulta. Il malassorbimento del lattosio è facilmente identificabile con un semplice esame, il breath test.
I galattani sono polimeri del lattosio molto abbondanti nei legumi, alimenti che sono uno dei cardini delle diete vegetariane e vegane e sono molto utilizzati in diverse cucine etniche, e in diverse brassicacee, come cavolo e cavoletti di bruxelles.
I polioli sono zuccheri quali sorbitolo, maltitolo e xylitolo, scarsamente assorbiti nel tenue e soggetti a processi fermentativi spesso dipendenti dall’entita della dose consumata. Il sorbitolo abbonda nei frutti ricchi di fruttosio mentre il mannitolo si trova soprattutto nei funghi. I polioli sono utilizzati come dolcificanti industriali e sono indicati dalle seguenti sigle: sorbitolo (420), xylitolo (967), mannitolo (421), maltitolo (965). Proprio per il loro blando effetto lassativo è obbligatorio indicarne presenza e possibili effetti collaterali nei cibi che li contengono.
L’efficacia della dieta FODMAP
La dieta FODMAP si basa sulla restrizione del consumo di elementi ricchi dei carboidrati indicati per un determinato periodo di tempo. Questo dovrebbe determinare una regressione dei sintomi e un miglioramento del benessere gastointestinale. Gli studi sull’efficacia terapeutica delle diete sono molto difficili da condurre, sia per la complessità di molte diete sia per le notevoli modifiche necessarie allo stile di vita dei partecipanti, tuttavia negli ultimi anni si sono susseguiti diversi studi relativi alla bontà della dieta FODMAP che hanno mostrato sostanziali benefici e una elevata aderenza da parte dei pazienti. [4, 5, 6]
Un potenziale problema nello stilare diete a basso contenuto di FODMAP è dovuto all’assenza di dati precisi del contenuto di queste sostanze in cibi diversi e dalla difficoltà di stabilire dei valori di soglia di consumo, visto che non è il contenuto di un singolo cibo ma il contenuto totale di FODMAP consumato nel pasto a determinare la comparsa o meno dei sintomi.
Prima di iniziare un lavoro di questo tipo sarebbe bene parlare con il proprio medico ed eventualmente eseguire Breath Test almeno per fruttosio, lattosio e sorbitolo per valutare un eventuale malassorbimento di questi zuccheri.
Come funziona la dieta FODMAP
La dieta FODMAP è una dieta complessa: è necessario eliminare tutti i cibi ricchi di queste sostanze per un periodo che va dalle due alle sei settimane. Questo dovrebbe portare ad una significativa riduzione dei sintomi. Prima di suggerire una dieta di questo tipo è necessaria un’approfondita indagine alimentare al fine di capire quali possano essere i cibi il cui consumo potrebbe essere causa dei sintomi lamentati. È importante che il soggetto abbia chiara la dinamica con cui certi cibi possono determinare problemi, sottolineando come frequenza di consumo e quantità complessiva di FODMAP consumati siano importanti nel determinare disturbi.
Di seguito alcune indicazioni di base per un’ottima aderenza alla dieta:
- evitare di consumare cibi in cui il contenuto di fruttosio è superiore a quello di glucosio;
- scegliere cibi in cui il glucosio è più abbondante rispetto al fruttosio;
- limitare comunque il consumo complessivo di fruttosio;
- ridurre il consumo di fruttani e galattani;
- nel caso si abbiano risultati positivi al breath test per il lattosio ridurre il consumo di cibi ricchi di lattosio;
- evitare il consumo di polioli, riducendo il consumo di alimenti con dolcificanti e di frutti come susine, pesche, prugne etc.
Si tratta di una dieta che non può essere improvvisata e deve essere seguita secondo le indicazioni di un professionista che abbia confidenza e pratica con questo tipo di regime alimentare, in modo da fornire al soggetto informazioni dettagliate sui cibi da evitare completamente, su quelli da consumare con attenzione e su quelli che è invece possibile consumare liberamente. È necessario infatti fare attenzione e non escludere determinati cibi senza che se ne abbia una reale necessità. Nello stesso tempo, visto che è il contenuto totale di FODMAP a creare problemi è bene pianificare con attenzione il consumo di certi alimenti e, nel caso i risultati non fossero quelli sperati, sarà necessario valutare la bontà dell’aderenza alla dieta e il concomitante consumo di altri cibi come amido resistente, fibre, additivi chimici, grassi etc. che potrebbero contribuire alla sintomatologia evidenziata.
Se nel corso della dieta si è verificata una riduzione dei disturbi, dopo un periodo che va dalle due alle sei settimane, si potrà cominciare a reinserire in maniera attentamente controllata i vari alimenti ricchi di FODMAP: lo scopo è di determinare quali cibi, in quali quantità e con quale frequenza di consumo, siano in grado di scatenare i sintomi. Ovvio che gli alimenti così identificati andranno consumati con molta attenzione e in quantità misurate.
È importante sottolineare che un ruolo molto importante nello sviluppo dei disturbi potrebbe essere dovuto anche ad alterazioni della flora batterica intestinale con riduzione delle specie di Bifidobacterium e Lactobacillus, aumento di Clostriudium, in grado di fermentare i FODMAP, e sovracrescita batterica nel tenue che potrebbe anche causare rallentamento del transito intestinale. In alcuni casi è possibile suggerire una supplementazione con probiotici selezionati al fine di correggere questi squilibri nella popolazione batterica intestinale.
È importante pianificare la dieta in modo da mantenere un contenuto adeguato di fibre e di amido, per evitare un’eccessiva riduzione dell’introiti di materiale prebiotico e potenziali problemi relativi alla motilità, soprattutto dell’intestino crasso, e alla potenziale genesi di lesioni cancerose. [7]
La dieta FODMAP è efficace?
La dieta FODMAP non è una panacea per la cura della Sindrome del Colon Irritabile: si tratta di un regime alimentare il cui fine è di ridurre i sintomi legati a certe patologie. Ha mostrato una buona efficacia, oltre il 75% dei soggetti che la seguono registra decisi miglioramenti e, dopo la fase di reintroduzione, spesso permette di alzare la soglia di tolleranza nei confronti di cibi scatenanti.
Non si tratta ovviamente di una dieta alla moda ma di uno strumento che andrebbe utilizzato dopo aver parlato con il proprio medico e aver effettuato gli esami che questi riterrà necessari, assistiti da un professionista preparato che saprà dare indicazioni precise e dettagliate sui cibi da consumare e sulle modalità specifiche del piano alimentare e della fase di reintroduzione.
Gli studi più recenti dimostrano comunque che si tratta di un valido strumento per aiutare quei soggetti afflitti da ricorrenti disturbi gastrointestinali di cui non si sia riusciti a identificare uno specifico fattore causale, e come tale il suo utilizzo meriterebbe di essere esplorato e valutato in maniera più ampia e dettagliata.
Una possibile via da esplorare per chi denunci spesso gonfiori, dolori addominali, intestino irregolare e che non sia stato in grado di identificare una causa precisa per tali problemi.