Il glutine è da anni sul banco degli imputati, accusato di ogni possibile nefandezza dai suoi numerosi detrattori che sostengono che una dieta senza glutine possa avere effetti mirabolanti sulla salute di tutti ma proprio tutti. In realtà il glutine è un problema soltanto per alcuni soggetti, affetti da importanti patologie, mentre per gli altri non c’è una reale necessità di eliminarlo se non in circostanze particolari, come indicano i risultati di un recente studio.
Seguire una dieta senza glutine è di gran moda, anche da parte di soggetti che non hanno mai avuto problemi con questa sostanza. Ricerche di mercato indicano che quasi la metà di coloro che acquistano prodotti senza glutine non sono in realtà intolleranti, mentre addirittura i due terzi di questi si dichiarano assolutamente sicuri che questi cibi siano addirittura più sani. E intanto il mercato mondiale del senza glutine cresce sempre più rapidamente, per una fatturato mondiale complessivo che nel 2020 si stima possa raggiungere i 4,7 miliardi di dollari.
L’adozione di una dieta senza glutine da parte di una larga fetta della popolazione è anche favorita dal continuo sbarramento mediatico che esalta la scelta di seguire un’alimentazione di questo tipo da parte di celebrità dello spettacolo e dello sport, celebrità che spesso si lanciano in sperticate lodi — tanto esagerate quanto prive di ogni sembianza scientifica — dei meravigliosi effetti positivi legati all’esclusione della temuta sostanza. Celebrità che vengono trasformate all’istante in guru del benessere da un’industria sempre più ansiosa di vendere prodotti “senza”.
La moda del senza glutine inoltre, se da un lato aumenta la disponibilità di prodotti che una volta erano difficili da trovare e rende più facile trovare mense e ristoranti che servano piatti adatti agli intolleranti, dall’altro banalizza un problema che è davvero serio, trasformando una dieta che è assolutamente necessaria per chi soffre di una reale intolleranza al glutine in una delle tante diete alla moda, una situazione che genera confusione e che spesso porta a sottovalutare come suggestione le dichiarazioni di chi riporta problemi legati al consumo di cereali ricchi della sostanza.
Dieta senza glutine per tutti: lo studio
Un recente studio pubblicato su Gastroenterology [1] cerca di fare un poco di chiarezza sul tema, mostrando come il consumo di farine contenenti glutine non comporti la comparsa di sintomi in soggetti sani.
Lo studio è un lavoro randomizzato in doppio cieco (qui indicazioni sulla natura degli studi in tema di alimentazione) che ha coinvolto 30 volontari adulti, sottoposti a esami sierologici per escludere la presenza di celiachia. Inizialmente i soggetti hanno seguito una dieta senza glutine per circa due settimane e sono stati sottoposti a dei test che hanno permesso di valutare la presenza di dolore addominale, reflusso, indigestione, diarrea, stipsi e, tramite una scala specifica, il livello di fatica globale.
A questo punto i soggetti sono stati suddivisi in maniera casuale in due gruppi: ad uno sono stati forniti dei sacchetti di farina da consumare due volte al giorno, per un apporto complessivo di circa 14 grammi di glutine, mentre al gruppo di controllo sono stati forniti due sacchetti di farina priva di glutine (riso, patate, tapioca e mais). Ovviamente i soggetti erano all’oscuro del tipo di farina che era stato loro fornito.
Al termine entrambe i gruppi sono stati nuovamente sottoposti a test per valutare la presenza di sintomi. La cosa curiosa è che nel gruppo che ha consumato la farina contenente glutine i sintomi— in particolar modo la diarrea — si sono leggermente ridotti rispetto all’inizio, con differenze tra i due gruppi praticamente nulle dopo un’accurata analisi dei dati raccolti.
Si tratta del primo studio randomizzato in doppio cieco che mostra come il consumo di glutine in soggetti sani non causi alcun peggioramento dei sintomi gastrointestinali, un risultato importante che sconfessa le supposte proprietà negative ascritte a questa sostanza anche in soggetti che non soffrono di alcuna intolleranza.
Ovviamente si tratta di un lavoro preliminare, con un numero di soggetti limitato e una durata relativamente breve; tuttavia in diversi studi [2] studi sulla sensibilità al glutine si è rilevata la comparsa di sintomi in tempi decisamente brevi, spesso inferiori ad una settimana, una durata pari alla metà di quella dello studio, quindi i risultati del lavoro paiono fornire indicazioni abbastanza solide.
Dieta senza glutine: chi deve farla davvero?
Lo studio pubblicato su Gastroenteology mostra che un soggetto sano non riceve alcun beneficio dal seguire una dieta senza glutine.
La popolarità di questa dieta, il supporto di celebrità e atleti, si scontra con la realtà dei dati. Una dieta senza glutine è importante, vitale, in soggetti celiaci e in quei soggetti che presentano sensibilità al glutine non celiaca; chi non soffre di questi problemi non ha alcun vantaggio nel seguire un regime alimentare che è comunque restrittivo e che lungi dall’esser più sano, come molti amano pensare, è invece più povero e potenzialmente problematico di una dieta normale, variata ed equilibrata
Alcuni autori ritengono che i benefici riportati da chi esclude cereali contenenti glutine dalla propria dieta non è dovuto all’eliminazione di questa sostanza ma alla contemporanea riduzione nell’assunzione dei FODMAP, particolari fibre fermentabili, presenti in questi alimenti [3], spesso in presenza di disbiosi e alterazioni del microbiota intestinale.
In ogni caso, prima di intraprendere una dieta di eliminazione è importante diagnosticare, con l’aiuto di un professionista, l’eventuale presenza di celiachia eo altre patologie infiammatorie dell’intestino, la cui presenza potrebbe essere invece mascherata da una dieta senza glutine, ritardandone l’individuazione, con conseguenze spesso drammatiche.
Le diete di esclusione sono diete delicate che non vanno fatte seguendo una moda, non sono più sane, non sono dettate dalla nostra storia evolutiva, non sono in alcuna realzione con il nostro gruppo sanguigno. Le diete di esclusione sono riservate a chi soffre di patologie diagnosticate e devono essere ben bilanciate, in modo da non causare carenze o problemi.
Per chi non soffre di sensibilità al glutine non c’è alcuna necessità di evitare i cereali che lo contengono: salute e benessere dipendono da altri fattori e l’individuare questo o quell’alimento come capro espiatorio non dà alcun contributo reale, soltanto l’illusione consolatoria di fare qualcosa, spesso ricercata quando non si ha voglia di affrontare i problemi reali connessi al nostro stile di vita.