Il cocomero è il frutto estivo per eccellenza, quello che non può mai mancare in tavola in un’afosa sera d’estate. Fresco, ricco di liquidi, sali minerali e antiossidanti, è versatile in cucina, buono per la salute e, si dice, addirittura per la vita intima.
La pianta del cocomero è originaria dell’Africa meridionale, dove si trova allo stato selvatico, come riferiva il celebre esploratore inglese Livingstone. Molto prima che l’inglese lo rivenisse con sorpresa nel Kalahari il cocomero, la cui varietà selvatica ha una polpa amara anziché zuccherina, si era diffuso prima nell’Africa del nord e poi in Asia, fino ad arrivare in Cina verso il 1000 DC. Per gli antichi egizi il cocomero rappresentava un’importante riserva d’acqua nei periodi di siccità ed era sempre buona educazione offrirne una fetta al viandante assetato. I greci già lo conoscevano ma il cocomero arriva in Europa con l’invasione dei Mori per diffondersi rapidamente in tutti i paesi del sud del continente. Il cocomero arriva in America con i primi coloni e si diffonde rapidamente, tanto che molte tribù di Indiani-americani del sud del paese lo coltivavano attivamente ai primi del ‘700. Attualmente i principali produttori di cocomero del mondo sono Cina, Turchia, Iran, Brasile ed Egitto, con una produzione annuale che sfiora i cento milioni di tonnellate.
Il termine cocomero, diffuso soprattutto nell’Italia centrale, deriva dal latino cucumis, il termine con cui si indicava il cetriolo, mentre l’altro nome con cui i frutto è conosciuto, anguria, tipico dell’Italia settentrionale, ha origine bizantine e deriva dal termine greco angùri, che significa ancora cetriolo. È evidente che i nostri antenati avevano già un discreto occhio nell’individuare affinità tra le varie specie vegetali, in specie tra cugini così stretti come cocomero, melone e cetriolo.
Il cocomero, Citrullus lanatus, è una pianta annuale, rampicante, con grandi foglie, che predilige climi caldi e richiede temperature di almeno 25 °C per giungere a maturazione, con un periodo di crescita di circa una novantina di giorni dall’impianto.
Il frutto è una bacca modificata, rotonda o ovale, di grandi dimensioni. La buccia è spessa ma fragile, verde scuro con striature chiare, mentre la polpa, abbondante, è tipicamente rossa, fibrosa, con cellule di grandi dimensioni che circondano file di semi piccoli e scuri.
Esiste un gran numero di diverse varietà, ottenute per selezione ed ibridazione, che sono caratterizzate da maggior resistenza alle malattie e da buccia e polpa dai colori più diversi: sono diffuse varietà a polpa gialla, arancio e bianca. Sono addirittura coltivate varietà dalla buccia molto spessa e dalla polpa ridotta che in alcune parti del mondo sono utilizzate per preparare marmellate e conserve che utilizzano proprio la buccia, sempre commestibile anche se poco digeribile, come ingrediente principale.
Il frutto del cocomero è in genere molto grande e può raggiungere i 20/30 kg di peso, con alcune particolari varietà che possono arrivare anche oltre i 100kg.
Le varietà prive di semi originano dal Giappone e in realtà presentano semi molto piccoli e poco sviluppati.
Scegliere e conservare un cocomero
La scelta del cocomero è difficile: non è facile capire se il frutto sarà saporito e in passato era comune la pratica del tassello, un’incisione quadrata che permetteva l’assaggio di una piccola porzione del frutto. In assenza di tassello è bene scegliere un frutto sodo, pesante, dalla buccia cerosa e brillante. Il cocomero maturo ha sempre una porzione di buccia giallastra, la parte di frutto che poggiava al suolo: se assente indica una raccolta precoce e un frutto acerbo. Altro segno di maturazione è la presenza di sfumature giallastre che indicano la perdita di clorofilla che avviene in questa fase e un suono sordo quando il frutto venga percosso. Da scartare i frutti con una scorza molle o crepata.
La polpa deve essere soda, succosa, croccante e friabile allo stesso tempo, non deve presentare strisce biancastre o aree molli e scure.
Una volta aperto il cocomero deve essere conservato in frigorifero, per evitare che il calore lo porti ad eccessiva maturazione rendendone la polpa farinosa e fibrosa. Il cocomero aperto può assorbire facilmente sapori ed odori degli altri alimenti ed è bene che sia protetto da una pellicola trasparente.
Il cocomero a tavola
Il consumo tipico è al naturale, tagliato a spicchi, a fette, a dadini o a palline. Il cocomero è però molto più versatile di quanto non si pensi e si presta alla realizzazione di piatti freschi e veloci, dalle insalate con prosciutto e menta, o pomodoro e feta, alle guarnizioni per piatti di pesce o di carne. La polpa può essere utilizzata per confezionare squisiti sorbetti, spremuta per ricavare il succo ideale per la preparazione di cocktail rinfrescanti, o utilizzata per preparare frullati insieme ad altri frutti o vegetali. Le possibilità sono infinite, il gusto fresco e dolce dell’anguria ben si sposa a quello di frutta e verdura e può dare un interessante contrasto con carni e pesce: è soltanto necessaria un poco di fantasia e la voglia di sperimentare.
Anche i semi del cocomero sono commestibili, hanno un buon contenuto di grassi insaturi e amido, e in molte parti del mondo sono essiccati e utilizzati come spuntini o macinati per produrre farine con cui si preparano focacce e dolci.
Le proprietà nutritive del cocomero
Il cocomero è uno dei frutti maggiormente ricchi di acqua. Per 100 g di polpa abbiamo un contenuto d’acqua di 91 g. Proteine e grassi sono presenti in quantità minime, 0,2g di grassi e 0,6 g di proteine. I carboidrati ammontano a circa 7,5 g di cui 0,5 g di fibre, 3,5 g di fruttosio, 1,6g di glucosio e 1,2 g di saccarosio. 100 g di cocomero apportano quindi una quota calorica decisamente modesta, in genere pari a circa 30kcal. La polpa contiene piccole quantità di minerali: calcio, magnesio, potassio, rame e manganese. Non altissimo il contenuto in vitamine, fatta eccezione per la vitamina A e la Vitamina C, presenti in quantità pari all’11/13 % circa della razione giornaliera: più modesto il contenuto di vitamine del gruppo B, in specie vitamina B6. Molto elevato il contenuto di licopene, un antiossidante della famiglia dei carotenoidi, che conferisce il caratteristico colore rosso alla polpa, e di citrullina, presente sopratutto nella scorza.
Queste caratteristiche ne fanno il frutto ideale per mantenere un’adeguata idratazione corporea nelle giornate estive più calde. Una bella fetta di cocomero garantisce un elevato apporto di acqua e un discreto apporto di sali minerali, accompagnati da un ridotto carico di zuccheri che rendono i sali e le altre sostanze disciolte facilmente più facilmente assorbibili, mantenendo un apporto calorico decisamente ridotto.
Meglio non consumare grandi quantità di cocomero al termine dei pasti, quando l’elevato contenuto idrico può causare gonfiore e ritardare i tempi di svuotamento gastrico.
Il cocomero è un frutto che va consumato con attenzione, in piccole quantità e poco frequentemente, da soggetti sensibili ai FODMAP.
Il consumo di cocomero è permesso anche ai diabetici, in quantità che non apportino un carico di zuccheri superiore ai 15 g, con singola porzione comunque inferiore ai 200g.
Il cocomero e la salute: licopene e citrullina
Abbiamo visto che il cocomero è ricco di licopene e di citrullina, due sostanze recentemente oggetto di numerosi studi. Il licopene è un carotenoide dalla spiccate attività antiossidanti e antitumorali e diversi lavori hanno dimostrato che il licopene del cocomero viene assorbito con efficienza pari a quello contenuto nel pomodoro e va ad aumentare rapidamente il contenuto di questa famiglia di antiossidanti nel sangue. Studi su modelli animali hanno mostrato che il consumo di cocomero può svolgere una significativa attività antiossidante e antinfiammatoria riducendo in maniera apprezzabili diversi indicatori di rischio cardiovascolare.
Cocomero ed estratti di cocomero hanno anche mostrato di poter ridurre diversi indici relativi a situazioni di pre-ipertensione e ipertensione come la rigidità della parete delle arterie e l’ampiezza dell’onda sfigmica. Una possibile spiegazione per questi benefici effetti potrebbe essere legata proprio all’elevato contenuto di citrullina del cocomero, sostanza che ha mostrato di possedere una importante azione azione vasodilatatrice.
Sempre legato all’elevato contenuto di citrullina è l’utilizzo di succo di cocomero come bevanda per il recupero in atleti che accusino forti dolori muscolari dopo allenamenti molto intensi, un effetto che lo rende un vero e proprio alimento funzionale. [1, 2, 3, 4, 5]
Le proprietà afrodisiache del cocomero
Da un po’ di tempo si mormora che il cocomero possa essere un cibo afrodisiaco, ma quanto ci sia di vero in queste voci è difficile da stabilire. L’elevato contenuto di citrullina, un α-aminoacido il cui nome viene proprio dal nome latino del frutto “citrullus”, potrebbe spiegare questo supposto fenomeno. La citrullina partecipa al ciclo dell’urea che permette di rimuovere le scorie azotate prodotte nei processi metabolici e con l’arginina partecipa alla produzione di ossido nitrico, sostanza che favorisce la vasodilatazione e migliora l’elasticità dei vasi sanguigni, favorendo, probabilmente, l’erezione. Da sottolineare che la citrullina è presente principalmente nella buccia e nella scorza bianca del cocomero e che gli studi che ne hanno indagato le proprietà favorenti l’erezione hanno utilizzato concentrazioni decisamente superiori a quelle che è possibile raggiungere con un normale consumo di questo frutto. Non è il caso quindi di considerare il cocomero come l’equivalente vegetale del Viagra o come un miracoloso cibo afrodisiaco, anche se un suo consumo costante sicuramente i suoi effetti positivi, soprattutto sul benessere dei vasi sanguigni, potrebbe darli. E quando l’apparato cardiocircolatorio è in forma certe azioni risultano sempre più facili. [6, 7]