Mangiamo per tanti motivi e non sempre la fame è il più importante. Spesso non ci rendiamo conto del reale motivo che sta dietro le nostre scelte alimentari: un interessante campo di ricerca è quello legato alla psicologia dell’alimentazione, lo studio dei meccanismi consci, e soprattutto inconsci, che stanno alla base del nostro comportamento verso il cibo.
La psicologia dell’alimentazione è un ambito di studio molto interessante, un campo complesso in cui non è facile muoversi, che offre tuttavia molti spunti di interesse che ci possono aiutare ad avere un approccio più misurato verso il cibo che consumiamo: per creare una dieta consapevole dei particolari meccanismi che guidano le nostre scelte, una dieta gradevole e non punitiva, un lavoro fatto quasi senza sforzo.
Quando si parla di nutrizione dobbiamo sempre tenere a mente che il cibo non è soltanto un carburante per il nostro organismo, ma uno dei grandi piaceri della vita: piuttosto che mortificare ogni godimento e trasformare ogni pasto in un arido conteggio delle calorie, è bene prendere consapevolezza non solo di quanto abbiamo nel piatto ma anche dell’ambiente che ci circonda e guida le nostre scelte alimentari, un ambiente che dovrebbe favorire uno stile di vita sano e non spingerci, come spesso succede, a un consumo incontrollato
Alimentazione consapevole: piccole differenze, grandi risultati
- Il cibo è piacere. Nel momento in cui cominciamo a guardare a certi cibi come ad una minaccia, ad un pericolo, che si tratti di carni rosse, glutine, latte o altre proibizioni periodicamente riproposte dalle diete alla moda, spesso quel cibo diventa immensamente desiderabile, quasi indispensabile. Lo stile alimentare non deve essere fatto di regole rigidissime e inflessibili; meglio considerare i dati e le conclusioni della scienza come punti di riferimento per uno stile di vita sostenibile nel tempo, che non crei frustrazioni o comportamenti ossessivi.
- Le aspettative influenzano il palato. In numerosi esperimenti il medesimo vino è stato proposto in bottiglie diverse: l’una di gran pregio, proveniente da prestigiose cantine, l’altra dimessa e di marca ignota. Invariabilmente il giudizio premiava l’assaggio dalla bottiglia di pregio. Lo stesso avviene in altri test con altre bevande o cibi diversi. Il caso eclatante degli hamburger McDonald serviti in locali alla moda di Milano e oggetto di lodi sperticate da parte di supposti gourmet ne è un ennesimo esempio.
In definitiva sembra che siano le nostre attese a influenzare il giudizio sul cibo, quindi di fronte al nostro pasto crearsi delle aspettative positive può decisamente renderlo più gradevole: la mente domina sulle papille gustative. - Si mangia anche con gli occhi. Molti esperimenti hanno mostrato che lo stesso cibo, presentato in maniera diversa, dalla porzione sul tovagliolo di carta, al piatto di plastica, alla presentazione da chef in piatti di pregio, risulta sempre più gustoso quando presentato in maniera più curata. Alla fine”impiattare” ha la sua importanza, come dicono quei tizi simpaticissimi in tv.
Prendersi del tempo per preparare al meglio il proprio pasto, presentando le vivande in maniera invitante e curata è un modo di renderle più appetitose, sazianti e anche per ridurre un poco, o controllare meglio, le porzioni consumate. - Lontano dagli occhi, lontano dal piatto. Se nell’ambiente in cui ci troviamo sono presenti e facilmente disponibili cibi stuzzicanti ed appetitosi, dolci e snack, inevitabilmente saremo portati a consumarli, spesso inconsapevolmente, anche in grande quantità. Per ridurre il consumo di cibo inutile evitiamo di portarlo in casa e, nel caso ci fosse, mettiamolo in posti fuori dalla vista, anche difficili da raggiungere. Nello stesso tempo teniamo sempre disponibili frutta o verdura, in modo che se lo spuntino è proprio necessario allora sia il più sano possibile.
- L’occhio misura il cibo. Avere indicazioni visive su quanto si sta per consumare o si è già consumato è importante. Un piatto unico su cui disporre tutte le vivande di un pasto porta a consumare porzioni più modeste rispetto a quanto non avvenga quando le stesse vivande sono presentate su piatti separati; e avere di fronte a sé gli avanzi del pasto può essere un analogo segnale per fermare il consumo eccessivo di cibo.
- Il piatto fa la porzione. La dimensione del piatto su cui serviamo il cibo altera enormemente la nostra percezione delle porzioni. La medesima quantità servita in un piatto grande oppure piccolo apparirà insoddisfacente nel primo caso mentre risulterà saziante o addirittura eccessiva nel secondo. Quindi gettate via quei piatti extralarge che fanno così chic, o teneteli per le occasioni speciali, e servite i vostri pasti in piatti piccoli, evitando chiaramente di riempirli una seconda volta.
- Piccole porzioni, grandi differenze. Alcuni studi mostrano che il consumo di 100/200 calorie in più al giorno possono portare ad un aumento del peso di circa 5 kg in un anno. Allo stesso modo un deficit giornaliero di 200 calorie, troppo piccolo per essere avvertito a livello cosciente, può portare a perdere fino a 5 kg di peso. Piccole differenze possono quindi determinare grandi variazioni sul lungo periodo e l’attenzione anche a quei piccoli consumi che facciamo senza accorgercene può decisamente far del bene alla nostra figura e soprattutto alla nostra salute.