Per gli antichi romani pepe e cannella erano quanto di più esclusivo si potesse portare in tavola. Le veloci triremi dell’impero solcarono i mari fino a Ceylon per assicurare il rifornimento di questi beni ai ricchi e ai potenti: il costo di una manciata di cannella infatti era pari a quello di un mese di lavoro. Soltanto in epoca moderna caffè, tè e cioccolato hanno lentamente detronizzato quella che un tempo era la regina delle spezie.
La cannella si ottiene dalla corteccia di alberi e arbusti del genere Cinnamon: ai fini commerciali si distingue quella ottenuta da C. verum detta “cannella vera” e quella ottenuta da altre specie definita “cassia”. L’area di coltivazione va da Ceylon, patria della “cannella vera”, a tutto il sud-est asiatico e alla Cina, grande produttrice di “cassia”
Cannella: i benefici per la salute
L’aroma della cannella è così forte che i naviganti olandesi che ne facevano commercio agli albori dell’età moderna raccontavano di sentire l’odore delle piantagione a un’ottantina di miglia dalla costa, guida sicura per raggiungere i porti di scambio. È evidente quindi che di cannella se ne utilizzano quantità davvero piccole, inferiori al grammo, per cui l’apporto di nutrienti, vitamine e sali, che sono comunque abbondanti, specie calcio e ferro, diventano davvero modeste.
Poco importa, perché della cannella quello che interessa è il contenuto di fitonutrienti, prima fra tutti la cinnamaldeide, Si tratta di una sostanza prodotta a partire dall’aminoacido fenilalanina, utilizzata dalla pianta per la biosintesi di lignina, componente strutturale essenziale della parete delle cellule che costituiscono legno e corteccia, in larga misura responsabile, assieme ad alcuni derivati dell’aroma e del gusto della spezia.
Sin dall’antichità la cannella è la spiccata azione antimicrobica della cannell che si esplica soprattutto nei confronti dei batteri del cavo orale e, secondo studi più recenti, anche nei confronti di diversi virus. Allo studio anche l’attività antiossidante a livello intestinale, con alcuni lavori che hanno mostrato un possibile ruolo della spezia nella prevenzione dei tumori del colon, una forma tumorale con elevata incidenza nelle nostre regioni.
La cinnamaldeide ha mostrato di poter contribuire al controllo della glicemia e alla riduzione di uno dei marker più rilevanti del diabete di tipo 2, l’emoglobina glicata, sia in soggetti diabetici che in soggetti sani. La cannella potrebbe agire tramite meccanismi diversi, riducendo l’assorbimento di glucosio a livello intestinale e nello stesso tempo aumentando il numero di trasportatori di membrana del glucosio, GLUT4, un significativo contributo al mantenimento di una elevata sensibilità all’azione dell’insulina in diversi tipi cellulari. L’effetto è apprezzabile per un consumo di cannella superiore ai tre grammi, l’equivalente di due cucchiaini da tè, una quantità molto elevata, non ben tollerata da alcuni soggetti, che possono accusare nausea e altri fastidi gastrointestinali.
La cannella va consumata con un po’ di attenzione perché contiene cumarina, una sostanza dall’odore gradevole ma tossica per il fegato se assunta in quantità elevate. Il contenuto di cumarina è maggiore in C. cassia, più ridotto in C.vera: un adulto non dovrebbe aver problemi con un consumo giornaliero che arriva fino a 5-6 grammi, l’equivalente di 3-4 cucchiaini, mentre la dose deve essere molto più bassa, un grammo circa, per i bambini
Infine alcuni studi molto recenti, effettuati per ora soltanto su modelli animali, mostrano un possibile uso di estratti di cannella per rallentare i danni determinati dal morbo di Alzheimer. Da sottolineare che nella maggior parte di queste ricerche si utilizzano dosaggi molto elevati della spezia o di suoi estratti, decisamente lontani dalle quantità che si assumono consumandola come un ingrediente in cucina. [1, 2, 3, 4, 5, 6, 7]
La cannella in tavola
Oltre che per le sue proprietà biologiche e salutari la cannella andrebbe consumata soprattutto per il gusto e l’aroma che è in grado di impartire ai cibi. Mentre nel lontano oriente è utilizzata per insaporire piatti di carne e agnello, in Italia da sempre è legata alla preparazione di dolci come strudel, frittelle etc.
È ottima anche per insaporire la frutta, in specie mele cotte o crude, e può essere usata per conferire gusto e aroma a ricotta o yogurt: una ricottina o uno yogurt greco con un pizzico di cannella e un cucchiaio di nocciole e mandorle triturate possono essere un’ottima soluzione per una colazione o uno spuntino sani e veloci.