Il transito del cibo attraverso l’apparato digerente non è soltanto necessario per la digestione e l’assorbimento dei nutrienti ma gioca un ruolo cruciale nel controllo della sazietà e della glicemia e influenza il benessere del microbiota intestinale: si tratta quindi di un processo importante per il nostro benessere ed è bene conoscere quali sono i fattori che possono influenzarlo.
Ricordo ancora una lezione in terza elementare che mi colpì particolarmente: la nostra maestra ci spiegò come era fatto l’apparato digerente, indicando i processi che avvenivano in ogni parte, e sottolineò che la digestione del cibo iniziava in bocca, masticandolo ben bene e non trangugiandolo come spesso ci vedeva fare a ricreazione. E la maestra aveva ragione, masticare è davvero importante ma è soltanto la prima parte di un viaggio lungo e complesso. Un viaggio che prevede diverse tappe, tutte finemente controllate, e che può essere influenzato da una gran numero di fattori diversi.
Transito intestinale: comincia il viaggio
Il cibo ben masticato, attraverso l’esofago, arriva rapidamente nello stomaco, che si dilata per accogliere il materiale che arriva: grazie alla contrazione della robusta tonaca muscolare che circonda l’organo il cibo viene mescolato con i succhi gastrici e viene spinto verso il piloro, l’orifizio che connette stomaco e duodeno, una sorta di valvola che impedisce che il contenuto dello stomaco, fortemente acido, fluisca liberamente nell’intestino. Le contrazione della muscolatura presente nella parete gastrica, molto potenti, disintegrano letteralmente il materiale presente riducendolo in particelle di piccole dimensioni: si forma il chimo, una massa costituita da una soluzione acquosa in cui sono dispersi grassi e solidi. Contrariamente a quanto si pensa il piloro non rimane chiuso mentre il cibo presente nello stomaco viene digerito: si apre invece in maniera graduale, svuotando il chimo nel duodeno con una velocità di circa 4 kcal al minuto.
La velocità di svuotamento dello stomaco dipende dalla densità energetica, dal volume e dalla digeribilità del cibo consumato: proteine, grassi e carboidrati rallentano lo svuotamento gastrico, un effetto che dipende essenzialmente dal loro contenuto calorico, con un effetto più marcato per i grassi. Da sottolineare che qualsiasi pasto è formato da una miscela di nutrienti diversi e che questo dà luogo a interazioni che modificano in maniera sostanziale la velocità con cui il pasto è digerito. Altri fattori che possono influire sono la viscosità del cibo, ad esempio la presenza di fibre aumenta la viscosità e rallenta lo svuotamento, e i metodi di cottura e preparazione utilizzati: alimenti omogenizzati presentano un transito più rapido mentre la cottura rende maggiormente disponibili alcuni nutrienti, anche se alcune forme di cottura, la frittura in particolare, rallentano sensibilmente lo svuotamento gastrico. In definitiva, sostanze a ridotto contenuto calorico attraversano lo stomaco rapidamente e altrettanto rapidamente passano nell’intestino, mentre il cibo solido impiega un tempo che può andare da qualche minuto fino a qualche ora.
La regolazione di questo processo coinvolge il sistema nervoso centrale, il nervo vago e tutta una serie di sostanze che modulano l’attività contrattile dello stomaco e dell’intestino. Quando consumiamo cibo viene stimolata la secrezione di colecistochinina, peptide YY e GLP-1, ormoni che non solo rallentano lo svuotamento gastrico e ottimizzano la digestione e l’assorbimento di nutrienti, ma determinano anche l’invio di segnali a livello centrale che sono essenziali nel produrre una sensazione di sazietà.
La velocità con cui il contenuto dello stomaco si riversa nel duodeno determina in maniera diretta la velocità con cui il glucosio viene assorbito e arriva in circolo. Ci sono alcuni lavori interessanti che mostrano come in soggetti obesi o affetto da diabete di tipo 2 lo svuotamento gastrico risulti molto più rapido che non in soggetti magri: questo comporta un rapido innalzamento della glicemia dopo il pasto e, secondo alcuni autori, questa elevazione rapida e costante potrebbe essere tra le cause del sovrappeso e del diabete. [1, 2, 3, 4]
Transito intestinale: il tenue
Il completo svuotamento gastrico è accompagnato da una serie di contrazioni che dallo stomaco si diffondono a tutto il tenue. La funzione di queste contrazioni è spingere e segmentare il chimo, mescolarlo con gli enzimi pancreatici e la bile per neutralizzare l’acidità dovuta ai succhi gastrici, completare i processi digestivi e permettere l’assorbimento dei nutrienti. Grazie a queste contrazioni il materiale presente in questa sezione dell’intestino viene rimosso il più rapidamente possibile, in modo da evitare una eccessiva crescita batterica. Il transito nell’intestino tenue ha una durata molto variabile tra soggetti diversi, ma non è possibile al momento indicare quali sono i fattori che influenzano il processo. Alcuni studi mostrano una più elevata velocità di svuotamento e un maggior assorbimento dei nutrienti in individui obesi, ma altri lavori non hanno confermato queste osservazioni.
A livello del duodeno i nutrienti interagiscono con una serie di recettori presenti nella parete: la presenza di grassi, e in misura minore di carboidrati e proteine, stimola questi recettori che a loro volta attivano una sorta di “freno” che riduce la velocità di svuotamento gastrico e la velocità di transito intestinale. Si registrano anche una rilevante riduzione dell’appetito e una maggior sensazione di sazietà, effetti che paiono essere dose dipendenti ma non sembrano però essere additivi, non si ha cioè un aumento dell’intensità dell’effetto mescolando nutrienti diversi. I dati disponibili non permettono invece di stabilire se età, sesso o peso corporeo possano avere un qualche effetto su questi complessi meccanismi di feedback.
Transito intestinale: il colon
Il materiale che arriva nel colon è quanto resta dopo che i nutrienti presenti sono stati digeriti e assorbiti. La funzione principale del colon è quella di riassorbire acqua e sali, con formazione e, finalmente, eliminazione delle feci. Mentre il transito tra stomaco e tenue può richiedere intorno alle sei-sette ore, il transito nel colon è molto lento, questione di giorni addirittura. Il processo è sotto il controllo del Sistema Nervoso Enterico, parte del Sistema Nervoso Autonomo, con contrazioni che si propagano attraverso i segmenti del colon e sono modulate da alcuni peptidi come somatostatina, neurotensina e motilina.
Non ci sono dati chiari sul rapporto tra velocità di transito nel colon, obesità e altre patologie. Pare invece evidente che ci siano importanti legami tra velocità di transito e microbiota intestinale, l’insieme di batteri e altri microrganismi che vive nel nostro apparato digerente e che è particolarmente abbondante nel colon. Le specie più abbondanti appartengono a due diversi phyla, Firmicutes e Bacteroidetes con presenze importanti anche di Actinobacteria, Proteobacteria e Verrucomicrobia. Al momento non abbiamo una definizione precisa di quale sia un microbiota sano, ma appare evidente che in condizioni particolari come obesità o diabete si registrano importanti alterazioni nella compagine batterica intestinale.
Studi su animali privi di microbiota hanno mostrato che il transito intestinale è notevolmente rallentato ma può essere riportato alla normalità ripristinando la flora batterica con Lactobacillus e Bifidobacterium. Il microbiota influenza il transito nel colon grazie al gran numero di sostanze prodotte, come acidi grassi a catena corta e lipopolisaccaridi, attraverso meccanismi neurali e umorali ancora da chiarire. Tuttavia anche la velocità di transito del materiale nel colon influenza il microbiota, che appare più abbondante e diversificato con un transito più rapido, mentre una ridotta velocità si accompagna non soltanto ad una riduzione del numero di specie presenti ma anche ad un aumento dei metanogeni e dei clostridi, con un forte incremento dei prodotti finali del metabolismo batterico delle proteine. Probabilmente il transito colonico rallentato porta ad una completa deplezione delle fibre non digeribili, fatto che favorisce l’aumento di quelle specie batteriche in grado di sostentarsi grazie alla fermentazione delle proteine residue presenti nella massa fecale.
Il tempo di transito nel colon presenta, secondo i pochi dati disponibili, una notevole differenza tra uomini, circa 32 ore, e donne, 47 ore. In tutto, dal momento in cui il boccone ha lasciato il piatto all’espulsione delle feci, sono trascorse oltre cinquanta ore, la maggior parte delle quali spese nel colon.
Transito intestinale: il ruolo delle fibre
Il termine fibre alimentari indica un gruppo eterogeneo di carboidrati non digeribili che sono presenti i frutta, verdura, legumi e cereali. Le fibre possono essere solubili o insolubili. Le fibre insolubili legano acqua e aumentano il volume del materiale fecale: questo probabilmente stimola la peristalsi e rende quindi più rapido il transito intestinale. Le fibre solubili in presenza di acqua formano invece una sorta di gel con aumento della viscosità del materiale e riduzione della disponibilità e dell’assorbimento di glucosio, trigliceridi e colesterolo. Le fibre solubili rallentano la velocità di svuotamento gastrico e possono quindi aumentare la sensazione di sazietà.
Le fibre sono dei prebiotici, sostanze che possono essere utilizzate dal microbiota e che quindi possono influenzare la motilità intestinale anche in maniera indiretta, attraverso l’effetto che possono avere sulla nutrita popolazione batterica presente nell’intestino.
Un buon consumo di frutta, verdura, legumi e cereali integrali può quindi favorire un regolare transito intestinale, sia grazie all’effetto diretto delle fibre, sia per l’azione del microbiota, felice del fatto che ci stiamo prendendo cura di lui con una dieta attenta e variata. [5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12]