La Dieta Paleo è una dieta molto particolare che ha guadagnato notevole popolarità, soprattutto in certi ambienti, negli ultimi anni. L’obiettivo di base è quello di tornare a uno stile d’alimentazione simile a quello dei nostri predecessori cacciatori-raccoglitori, stile per il quale il nostro organismo sarebbe meglio adattato e che dovrebbe permettere di eliminare molti dei problemi legati alla modernità.
Il primo a parlare di dieta paleo è stato S. Boyd Eaton in un articolo del 1985 intitolato Paleolithic Nutrition. In questo lavoro veniva fatto notare come il genere Homo, cui apparteniamo, si sia evoluto essenzialmente come cacciatore-raccoglitore, cibandosi di carne, quella delle prede che riusciva a catturare, pesce, verdura, frutta semi, tuberi. Niente legumi, niente cereali, niente latte, prodotti che sono entrati a far parte della dieta umana a partire dal poco più di 10.000 anni fa e per cui il nostro organismo non sarebbe ancora adattato. E proprio il passaggio ad una dieta basata sui prodotti dell’agricoltura, secondo Eaton, avrebbe provocato la comparsa di tutta una serie di problemi legati al consumo di cibi per cui siamo fondamentalmente maladattati. Eaton esaminava anche la dieta dei pochi gruppi superstiti di cacciatori-raccoglitori, sparute tribù che sopravvivono per lo più in ambienti inospitali e marginali, dai !Kung del Kalahari agli Hadza della Tanzania, fino agli aborigeni australiani, più o meno ricca di carne e pesce ma priva di prodotti tipici dell’agricoltura stanziale, alla nostra dieta attuale, per la verità alla tremenda dieta degli amici americani, ricchissima di cereali raffinati, grassi e sodio, sottolineando come potesse essere proprio il consumo di cibi “moderni” alla radice di patologie in costante crescita come diabete, malattie cardiovascolari, cancro.
Qualche anno dopo Staffan Lindeberg, un medico svedese, nel suo Food and Western Disease rincarava la dose: basandosi suoi suoi studi sugli abitanti dell’isola di Kitava in Nuova Guinea, la cui dieta è basata su tuberi, frutta, cocco e pesce, e la cui salute appare decisamente superiore a quella dell’occidentale medio, Lindeberg sottolineava come i cibi che attualmente consumiamo in grande quantità siano cibi per i quali il nostro organismo è mal adattato, mentre il consumo di cibo “ancestrale” sarebbe alla base della salute di ferro dei Kitavani. Lindeberg valutava con attenzione i dati, scarsi per la verità, relativi alla dieta dei nostri progenitori e poi procedeva ad esaminare le malattie della “modernità” alla luce dei dati raccolti, evidenziando il ruolo importante che, a suo avviso, i cibi portati in tavola dal passaggio all’agricoltura avrebbero giocato. Lindeberg suggeriva quindi una dieta basata su cibo di origine vegetale, carne, pesce, semi e tuberi con eliminazione di cereali, legumi e latte, senza dimenticarsi di sottolineare anche i potenziali problemi legati ad un’alimentazione paleolitica.
Nel 2002 uscì il libro The PaleoDiet del fisiologo statunitense Loren Cordain che, basandosi sui suoi numerosi studi sull’argomento, tornava a sottolineare come l’alimentazione attuale sia essenzialmente “sbagliata” dal punto di vista evolutivo, essendo troppo recente: l’organismo umano non avrebbe avuto materialmente il tempo necessario ad adattarsi ai cibi frutto dell’agricoltura, cibi da evitare a favore di carne e vegetali in quantità.
In questi lavori si cerca di ragionare nell’ambito della biologia evolutiva, con l’intento di trovare un razionale in grado di spiegare il progressivo aumentare di malattie cardiovascolari, diabete, cancro, patologie degenerative ed autoimmuni, così comuni nei paesi industrializzati. Entrambi gli autori fanno notare che per la maggior parte della storia evolutiva del genere umano la dieta si è basata su pochi prodotti, reperibili attraverso la caccia e la raccolta. Per i lontani antenati frugivori gli alimenti di elezione erano soprattutto frutta e semi, ma nel corso di due milioni anni le varie specie del genere Homo si sono adattate al consumo di nuovi alimenti, in particolar modo carne, pesce nelle zone costiere, frutta, verdura, semi e tuberi. La domesticazione dei cereali, dei legumi e dei primi animali, che ha permesso il passaggio ad una società agricola, è stata, per in nostri esperti, una vera e propria disgrazia: troppo recente, da 20.000 a 10.000 anni fa, e troppo rapida per permettere alla specie di adattarsi in maniera adeguata. Ne sono scaturite conseguenze catastrofiche: riduzione della statura media, problemi per scheletro e denti, diffusione quasi endemica di patologie come diabete e malattie cardiovascolari. Un’ipotesi suggestiva che tuttavia, come vedremo, presenta diversi punti deboli.
Il problema con la paleodieta è quanto è successo dopo: sull’onda della fobia nei confronti dei carboidrati cresciuta negli Stati Uniti nello scorso decennio, sul carro della paleo sono saltati soggetti di tutti i tipi, specie quelli legati a particolari ambienti sportivi, proponendo variazioni in cui comparivano quantità industriali di carne, grassi a volontà e soprattutto l’immancabile bacon — una specie di pancetta che chiaramente nel paleolitico doveva essere il cibo principale dei nostri amici cacciatori. Il tutto accompagnato dalla rigida esclusione esclusione di cereali, legumi, latte e di una pletora di altri alimenti sceltia in base a gusti e idiosincrasie del soggetto che proponeva la sua personale interpretazione della dieta. Una sarabanda che ha purtroppo snaturato e reso grottesca una proposta che non era assolutamente da trascurare, una confusione che alla fine ha portato a bollare la dieta paleo come fad diet, una dieta alla moda priva di fondamenti scientifici. Fortunatamente negli ultimi anni si sono moltiplicati studi che hanno preso in esame gli effetti della dieta paleo su diverse patologie con risultati molto interessanti.
Dieta Paleo: gli alimenti da mangiare
Capire cosa e come mangiare in una paleo dieta non è cosa semplice: i nostri antenati che cacciavano nella savana purtroppo non ci hanno lasciato libri di ricette e i dati che abbiamo si basano sulla raccolta e sull’esame dei rifiuti di antichi insediamenti, su deduzioni relative alle caratteristiche anatomiche modificatesi nel corso dell’evoluzione, sull’analisi della dieta delle poche popolazioni di cacciatori-raccoglitori rimasti in qualche sperduto angolo del pianeta.
Il consenso attuale prevede che una dieta paleo sia basata sul consumo di questi alimenti:
- Carne
Gli studi di biologia evolutiva concordano sul fatto che il consumo di carne, alimento molto denso dal punto di vista nutrizionale, sia stato cruciale per l’evoluzione del genere umano, assieme alla scoperta del fuoco e quindi della cottura. Ovviamente i nostri antenati non consumavano di certo hamburger o medaglioni di pollo impanati. La carne consumata era quella di animali selvatici, magri e con una composizione di acidi grassi decisamente diversa da quella degli esemplari d’allevamento odierni, con elevata presenza di acido stearico -che non provoca aumento di colesterolo- elevata presenza di pregiati omega 3 e ridotta presenza di omega 6, potenzialmente pro-infiammatori se in eccesso. Quindi si suggerisce il consumo di carni di animali allevati all’aperto, con foraggi -grass feed è il termine per i più performanti tra di voi- e non con granaglie o peggio mangimi, di cacciagione ed i animali selvatici. Diciamo che si tratta di un approccio che non tutti possono permettersi e che di certo non potrebbe garantire un consumo adeguato alla crescente popolazione mondiale. Di certo non si parla di bacon, di salumi o di carni conservate. Il consumo dovrebbe riguardare carni fresche, con utilizzo anche frequente di frattaglie come fegato, cuore e ossa ricche di midollo. Sono ovviamente comprese le uova, in quantità che di certo farebbero venir meno quei medici che le proibivano a causa del colesterolo: si parla di 6-12 uova a settimana, rigorosamente da galline allevate all’aperto. - Pesce
Assieme alla carne sulle tavole del devoto Paleo non dovrebbe mancare del buon pesce, rigorosamente selvaggio, preferibilmente di acque fredde o azzurro. Il salmone dell’Alaska è il santo Graal ma la lista comprende praticamente tutti pesci, i crostacei e i molluschi su cui riusciate a mettere le mani. Ovviamente si tratta di alimenti dall’ottimo profilo nutrizionale, fonte oltre che di ottime proteine anche di grassi di buona qualità. - Vegetali
Dalle verdure a foglia ai comuni ortaggi tutti i vegetali sono ben accolti sulla paleotavola, abbondanti, crudi o cotti, purché di stagione e possibilmente a kilometri zero, o giù di lì. - Frutta
Anche per la frutta non esistono particolari restrizioni; con la verdura rappresenta la principale fonte di zuccheri della dieta. - Semi oleosi e noci
Noci, nocciole, mandorle, noci del brasile, pecan, semi di zucca e semi oleosi in generale sono considerate ottime fonti proteiche e sono ricche degli acidi grassi giusti. Ovviamente se ne consiglia un uso moderato, visto il ricco apporto calorico. - Oli e grassi
Tra gli oli consigliati quello d’oliva -che tanto paleo non è- e quello di cocco, tra i grassi lardo e burro: ovviamente in quantità controllate e non a secchi, come viene consigliato in alcune avventurosissime interpretazioni della dieta paleolitica.
Nella maggior parte dei casi non si parla di percentuali relative ai vari nutrienti: l’esperienza suggerisce infatti che l’introito di carni e pesce possa andare da un 20 al 40-60% in popolazioni diverse. Sicuramente la maggior parte del piatto dovrebbe essere occupata da vegetali, con un buon apporto di frutta e di grassi. Molto diversa dalle costate di bisonte alla brace foderate di bacon che spesso si spacciano per paleo mentre sono semplici tentativi di suicidio di americani sovrappeso.
Alla fine l’idea è quella di avere un buon apporto di proteine di elevata qualità, intorno a 1,2-1,5 grammi per kg di peso corporeo contro gli 0,9 g/kg peso delle linee guida, un buon apporto di carboidrati – dal 25 al 50% – provenienti soprattutto da frutta e verdura, e da un apporto di grassi tra il 30 e il 40%, con un rapporto tra omega6 e omega 3 spostato verso questi ultimi.
Paleo Dieta: gli alimenti da evitare
Gli alimenti da evitare sono quelli comparsi sulla nostra tavola con il passaggio all’agricoltura, alimenti consumati in maniera molto occasionale nel paleolitico, domesticati e divenuti cardini dell’alimentazione nel neolitico.
- Cereali
Praticamente la fonte di ogni male, i cereali vanno eliminati in toto: troppo ricchi di zuccheri, il loro consumo determina drammatiche oscillazioni della glicemia, crea tempeste ormonali, pone le condizioni per l’accumulo di grasso e lo sviluppo si uno stato pro-infiammatorio. Inoltre i cereali sono ricchi di antinutrienti come i fitati in grado di inibire l’assorbimento di grassi e vitamine e ovviamente, almeno alcuni, contengono glutine in grado di scatenare severi problemi a livello immunitario.
Sono compresi nel mucchio anche pseudocereali come amaranto, quinoa e grano saraceno, colpevoli anche loro, nonostante il rilevante e pregiato apporto proteico, di essere eccessivamente ricchi di zuccheri. - Legumi
I legumi avrebbero gli stessi drammatici effetti dei cereali, con un carico di antinutrienti ancora maggiore: come dimenticare le lectine, certi oligosaccardi e alcuni inibitori delle proteasi. Per i più ferventi paleosostenitori consumare un piatto di fagioli equivale più o meno ad una condanna a morte, in definitiva. - Tuberi
La situazione qui è più sfumata: Cordain li condanna senza appello, come bombe di zuccheri in attesa di esplodere nei vasi del malcapitato consumatore, mentre Lindeberg, forte dei suoi studi sui Kitavani, grandissimi consumatori di tuberi, con una salute di ferro, ne ammette il consumo. Magari si devono evitare le patate, preferendo prodotti più esotici dalla patata dolce, alla tapioca, al taro.
Ovviamente nella formulazione originale sono da evitare come la peste tutti i tipi di carne conservata — bacon compreso, un duro colpo per i paleoentusiasti d’America – carni d’allevamento, prodotti industriali di ogni genere, dolci, con l’esclusione di modeste quantità di miele, sale in eccesso, oli vegetali e margarine.
Alcuni dei più stretti osservanti propongono anche l’eliminazione di alcune verdure come pomodori e melanzane, ricche di solanine, sostanze tossiche che tuttavia si riducono con la maturazione e vengono eliminate con la cottura. Tante sono le tribù e tanti sono i taboo alimentari, con qualche concessione al gusto e al palato relativa a generi “di conforto” come tè, caffè, cioccolato -rigorosamente fondente- che sono permessi in piccole quantità, così come il vino e gli alcolici, che per alcuni possono essere consumati, seppur con grande misura.
Dieta Paleo: scienza o illusione?
Le tesi su cui si basa la dieta paleo sono indubbiamente suggestive, ma non molto solide e basate su assunti poco precisi e spesso discutibili. In primo luogo tutte le affermazione relative alla dieta dei nostri antenati sono difficili da verificare, si tratta al massimo di ipotesi ben circostanziate, mentre le poche tribù superstiti di cacciatori-raccoglitori presentano regimi alimentari molto difformi tra loro e strettamente dipendenti dalla natura del territorio.
Per quello che riguarda i cereali, alcuni ritrovamenti mostrano che la coltivazione e consumo di grano non sono così recenti come ipotizzato ma potrebbero risalire ad oltre 100.000 anni fa, con l’utilizzo di farine di vario tipo già molto diffuso in Europa oltre 30.000 anni fa. Anche i legumi fanno parte della dieta umana da molto più tempo di quanto non si supponesse.
Molti gli studi che mostrano un contributo positivo di cereali, specie integrali e legumi ad un buon stato di salute. Risultano rare invece le deficienze imputabili a fitati e altri antinutrienti presenti, che possono diventare significative soltanto in diete molto limitate con consumo ridotto o completa assenza di alimenti di origine animale. E ha poco senso affermare che il consumo di cereali e legumi di per sé causi infiammazione e quindi sia alla radice di ogni male. L’infiammazione in genere è un sintomo non una patologia, e numerosi studi hanno mostrato che mentre esagerato consumo di cereali raffinati può contribuire a uno stato di infiammazione sistemica un adeguato consumo di cereali integrali sembra invece avere effetto protettivo.
Da sottolineare che il tanto temuto e demonizzato glutine provoca problemi reali, e ben diagnosticabili, ad una percentuale davvero ridotta della popolazione, probabilmente meno dell’1%, mentre ancora non è chiaro se esista o meno un ipersensibilità al glutine che comunque riguarderebbe al massimo il 10%. E mi pare inutile evidenziare che esistono cereali e pseudo-cereali che di glutine sono completamente privi, dal riso alla quinoa.
Per quanto riguarda lectine e saponine, i temibili veleni dei legumi, che a parere dei detrattori ridurrebbero ad un colabrodo la parete dell’intestino, causando la sindrome da intestino permeabile, si tratta di affermazioni che al momento non sono state estesamente investigate con studi adeguati, e risulta quindi difficile sostenerne la correttezza.
L’altro grande accusato alla corte dei paleo sostenitore è il latte, con tutti i suoi derivati. Partiamo dall’osservazione base, la classicissima “solo l’uomo consuma latte da adulto, e per di più di altre specie”: evidentemente queste signori non hanno mai visto cani o gatti in presenza di latte e soprattutto, in natura, diverse specie si danno da fare per recuperare latte da altri animali.
Altrettanto infondata sono le affermazione che il latte sia un “acidificante”, latte e latticini non determinano infatti produzione d acidi o acidosi metabolica, o che causi osteoporosi, dato smentito da un gran numero di studi controllati. Tra l’altro il fatto che gran parte della popolazione occidentale, dal 50 al 95% in Europa e Nord America, conservi l’attività della lattasi, enzima essenziale per la digestione del latte anche nell’età adulta anziché perderla durante l’infanzia, come ancora avviene per buona parte delle popolazioni africane ed asiatiche, è una prova evidentissima di come evoluzione e selezione operino in maniera estremamente rapida nella popolazione umana, molto più rapidamente di quanto supposto dai teorici della paleo dieta che vorrebbero il nostro genoma congelato in un qualche punto del remoto passato, 100 o 200.000 anni fa. La domesticazione degli animali da latte e l’utilizzo del latte e dei suoi derivati hanno determinato un vantaggio così evidente nelle popolazioni in cui sono avvenute, da determinare un’efficace selezione di quegli individui che conservavano la capacità di digerire questi alimenti da adulti. Individui che hanno poi trasmesso questo carattere alla loro numerosa prole, determinando una diffusione notevole di questi tratti nella popolazione umana, rilevante tra quei popoli per i quali il consumo di latte è risultato essenziale per la sopravvivenza in ambienti decisamente ostili: chiedetelo agli amici scandinavi.
Per quello che riguarda gli acidi grassi, di sicuro la ricerca mostra l’importanza di un buon consumo di omega 3, ma non esistono rapporti o dosi specifiche. Anzi, molti degli alimenti caldamente raccomandati nella Paleo dieta, come l’olio di cocco o le mandorle, hanno un contenuto di omega 6 — così pericolosi per i teorici della Paleo — drammaticamente elevato rispetto agli omega 3. Anche qui è più importante un consumo attento e variato, piuttosto che una ricerca strenua di valori che sono poco più che ipotesi.
E per finire no, signori, lo zucchero non è un mortale veleno bianco, raffinato e letale pronto a disintegrare la parete dei vostri vasi. Come sempre è la dose che fa il veleno e se a voi piace un cucchiaino di zucchero raffinato nel caffè, che ovviamente non è paleo visto che non c’erano macchinette espresso nella savana durante il paleolitico, utilizzatelo. Se consumate quantità industriali di dolci fatevi un’esame di coscienza, ma non perché consumate cibi non paleo: semplicemente perché mangiate troppo e male.
Queste osservazioni hanno il solo scopo di evidenziare come alcune basi”teoriche” della paleo dieta non siano corrette e derivino da assiomi non dimostrati o addirittura in contrasto in con i dati disponibili. Ciò non nega che alcuni assunti siano interessanti e che effettivamente la moderna dieta occidentale sia inadatta al nostro stile di vita, ma più per ragioni legate all’eccesso e alla scarsa qualità dei cibi che al tipo specifico di cibo consumato. Di sicuro non siamo ben adattati al nostro attuale stile di vita, come scrive il biologo Daniel Lieberman nel suo La storia del corpo umano, ma la situazione è molto più sfumata e complessa di quanto dipinto con pennelli alquanto imprecisi dai sostenitori della paleo dieta.
E non voglio parlare del grottesco mercato di supplementi paleo a base di proteine del latte o di maltodestrine che dovrebbero magari andare a sostituire alimenti freschi ma proibitissimi, vera e propria fiera della malafede. Diffidate sempre delle diete che vi impongono di rinunciare permanentemente a interi gruppi di alimenti, tracciando un solco netto tra cibi buoni e cibi cattivi. L’uomo è un onnivoro e gran parte del suo successo evolutivo è dovuto proprio alla sua capacità di adattarsi a diete e cibi profondamente differenti. Tranne la cicuta, che fa male anche se è naturale.
Vi rimando a questo ottimo documento di Alan Aragon per una trattazione più estesa ed una ricca bibliografia sul tema.
Paleo Dieta: i benefici per la salute e le controindicazioni
Magari leggendo l’articolo se ne ricava l’impressione di un certo scetticismo da parte mia nei confronti di questo approccio all’alimentazione ma non è così. Personalmente sono affascinato dalla paleo dieta e dalle basi teoriche su cui poggia, tuttavia mi infastidiscono i dogmatismi e gli assunti spacciati per certezze scientifiche. D’altronde uno dei più grandi biologi della storia Theodosius Dobzhansky diceva:
Nulla in biologia ha senso se non alla luce dell’evoluzione
L’approccio dei teorici della paleo dieta è quello di identificare, nella sfera dell’alimentazione, quegli alimenti che alla luce della nostra storia sono i più adatti al nostro retaggio genetico, scartando quelli che potrebbero invece rappresentare un problema. Ottimo concetto sulla carta la cui applicazione sul campo risulta molto più difficile e complessa, come abbiamo visto. Tuttavia dopo un iniziale periodo di scetticismo, dovuto soprattutto agli eccessi di sostenitori troppo entusiasti, anche il mondo accademico ha cominciato a prendere in esame la dieta paleolitica, indagandone le possibili applicazioni in quegli ambiti che maggiormente appaiono promettenti, in particolar modo Diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari. [1, 2]
I risultati di diversi interventi su soggetti sedentari e sovrappeso hanno mostrato, anche in periodi molto brevi, un netto miglioramento di parametri relativi al benessere metabolico e al rischio cardiovascolare, con riduzione dei vari indici legati alla sindrome metabolica, in particolar modo pressione e iperlipidemia. Interessante il fatto che in alcuni interventi in cui si raffrontavano dieta paleo e una dieta bilanciata, progettate entrambe per mantenere il peso dei soggetti costante, negli individui che facevano alimentazione paleo si sia registrata comunque una significativa perdita di peso. [3, 4, 5]
Molto interessanti i risultati di studi condotti su soggetti con diabete di tipo 2: la dieta paleo ha evidenziato un miglior controllo glicemico e una maggior sensazione di sazietà[6], un miglioramento del profilo lipidico e della sensibilità all’insulina[7] con una maggior perdita di peso e un più deciso miglioramento di diversi importanti indici metabolici[8] rispetto ad una tradizionale dieta per diabetici. Risultati che potrebbero, in soggetti selezionati e con piani alimentari ben studiati, far pensare ad un possibile utilizzo di questa dieta nel trattamento del diabete.
Non esistono studi relativi ad altre patologie per cui gli entusiasti fautori della paleo intravedono applicazioni foriere di mirabolanti risultati: non ci sono lavori che riguardino l’effetto di una dieta paleolitica in soggetti affetti da cancro o in pazienti con malattie autoimmuni. In rete circolano protocolli per il trattamento dei tumori o di malattie come la Sclerosi Multipla con diete di ispirazione paleo: si tratta di protocolli che non hanno alcuna validazione scientifica e nei confronti dei quali non sono stati svolti studi di sorta. È bene quindi diffidarne, almeno fino a quando non avremo a disposizione dati reali e misurabili e non report aneddotici privi di qualunque valore scientifico.
Così come non dobbiamo particolarmente fidarci dei resoconti entusiasti di soggetti che grazie alla paleo hanno ottenuti risultati a loro dire miracolosi: spesso si tratti di individui il cui stile di vita e d’alimentazione era così compromesso che la semplice introduzione in buone quantità di verdura e frutta e la riduzione complessiva dell’introito calorico che si associa ad una paleo ben condotta possono dare un sensibile miglioramento delle condizioni iniziali.
Tuttavia non bisogna neppure demonizzare la paleo come la dieta dei carnivori, confondendo pittoresche quanto demenziali degenerazioni con il protocollo inizialmente suggerito ad esempio da Lindeberg e Cordain. Alla fine si tratta di un’alimentazione in cui il grosso dell’introito alimentare è rappresentato da frutta e verdura, tuberi compresi, con quote importanti di carne e pesce e grassi di qualità, dall’olio di oliva a semi e noci. Si potrebbe, e in genere si fa, molto di peggio. Il mio Cro-Magnon interiore è felice.
La ricetta paleo: magro di chianina ai quattro colori
Una ricetta con tipici ingredienti paleo: carne chianina di prima qualità, verdure e spezie, per un piatto semplice e veloce da preparare, molto gustoso e saporito.
Ingredienti
Per quattro persone
- Carne di chianina IGP macinata 450 grammi
- Mezzo sedano
- 4 Carote, arancio e viola
- 2 Cipollotti di Tropea
- 4 cucchiai d’olio oliva
- Mezzo bicchiere vino bianco
- 1 cucchiaino di curcuma
- sale e pepe q.b.
Procedimento
Lavare le verdure e tagliarle a fettine non troppo sottili.
Far rosolare le verdure nell’olio in una padella antiaderente o nel wok per 7/8 minuti.
Aggiungere quindi la carne macinata; quando questa avrà mutato colore aggiustare di sale e pepe e versare mezzo bicchiere di vino bianco in cui avrete sciolto la curcuma.
Cuocere per altri 7/8 minuti.
Servire comodamente sistemati nella vostra calda, accogliente, caverna.